In questo articolo, esploreremo alcune case study di rebranding che hanno avuto un impatto significativo e analizzeremo i fattori chiave che li hanno resi vincenti.
Che cos’è il rebranding e quando è necessario
Il rebranding è il processo di modifica dell’identità di un marchio, che può includere il logo, i colori, il tono della comunicazione e persino la mission aziendale. Questo cambiamento non avviene mai per caso: si tratta di una decisione strategica presa per affrontare nuove sfide o sfruttare nuove opportunità. Ma quando è davvero necessario?
Una delle principali ragioni per intraprendere un rebranding è la perdita di rilevanza sul mercato. Un marchio che non riesce a connettersi con i consumatori rischia di essere dimenticato. Prendiamo il caso di aziende che operano in settori tecnologici in rapida evoluzione: un logo o un messaggio datato possono dare l’impressione che il brand sia rimasto indietro.
Un altro motivo comune è un cambiamento nella mission aziendale. Quando l’offerta di prodotti o servizi si evolve, anche l’identità visiva deve riflettere questa trasformazione. Infine, il rebranding è spesso necessario dopo una crisi reputazionale, per prendere le distanze dal passato e ricostruire la fiducia.
Un esempio significativo è il caso di Uber. L’azienda, nota per il suo servizio di ride-hailing, ha subito un importante rebranding dopo le controversie legate alla sua cultura aziendale. Il nuovo design, più essenziale e accessibile, è stato accompagnato da una comunicazione che poneva l’accento sulla sicurezza e sull’etica. Questo ha permesso a Uber di rinnovare la propria immagine pubblica e riguadagnare la fiducia degli utenti.
Il ruolo del design nel rebranding
Il design è uno degli aspetti più evidenti di un rebranding e spesso il primo elemento notato dai consumatori. Cambiare il logo o i colori aziendali non è un processo puramente estetico: ogni scelta deve riflettere i valori e gli obiettivi del marchio.
Un esempio emblematico è quello di Airbnb. Nel 2014, l’azienda ha introdotto il suo nuovo logo, il “Bélo”, per rappresentare appartenenza e connessione. Questo simbolo ha ridefinito l’identità visiva di Airbnb, trasmettendo l’idea di un marchio che mette al centro le persone e le esperienze. Il rebranding non si è fermato al logo: l’interfaccia del sito web e dell’app sono state riprogettate per offrire un’esperienza utente più fluida e accogliente, rafforzando ulteriormente il posizionamento di Airbnb come leader nel settore dell’ospitalità.
Un altro esempio interessante è il caso di Mastercard. Nel 2016, l’azienda ha semplificato il logo, eliminando il nome per lasciare solo i due cerchi intrecciati. Questa scelta ha reso il marchio più moderno e versatile, adattabile a un mercato sempre più digitale. Il design minimalista comunica affidabilità e innovazione, valori che Mastercard vuole trasmettere ai suoi clienti.
Gap e il Rebranding da Record: Un Ritorno al Passato in Sei Giorni
Nel 2010, il tentativo di Gap di aggiornare il proprio logo con un design moderno scatenò reazioni immediate e unanimi da parte del pubblico.
La scelta di sostituire il classico logo con un nuovo look fu accolta in modo estremamente negativo dai clienti. Tra le principali critiche, emersero l’uso inappropriato e datato del carattere Helvetica e l’impiego del gradiente. L’ondata di reazioni portò Gap a compiere uno dei cambi di rotta più rapidi nella storia del branding: l’azienda tornò al logo originale appena sei giorni dopo il lancio della nuova versione.
Questo caso dimostra l’importanza di coinvolgere il pubblico nel processo e di testare le modifiche prima di lanciarle su larga scala.
Kraft: Il Fallimento di un Rebranding e il Ritorno alle Origini
Un altro esempio di rebranding fallimentare è quello di Kraft. Il logo originale, con i suoi colori blu, rosso e bianco, era un simbolo universalmente riconosciuto e associato all’azienda alimentare per molti anni. Nel 2009, venne sostituito con un design completamente nuovo, caratterizzato da una palette di colori diversa, lettere minuscole e un aspetto astratto. Tuttavia, il nuovo logo non riuscì a rappresentare adeguatamente l’identità e la storia del marchio, né a suscitare lo stesso legame emotivo che il logo precedente aveva creato con i consumatori. Per molti, il vecchio logo evocava sentimenti di comfort, fiducia e qualità. Il cambiamento si rivelò un fallimento che costò milioni di dollari all’azienda.
In breve tempo, Kraft decise di fare marcia indietro, ripristinando una versione aggiornata del logo storico.
Lego: Innovare mantenendo la tradizione
Un esempio di rebranding di successo è quello di Lego. Negli anni 2000, l’azienda era in crisi a causa della crescente concorrenza e di una gestione inefficiente. Per superare queste difficoltà, Lego ha deciso di rinnovare il proprio brand puntando su innovazione e collaborazioni strategiche.
Il rebranding non ha comportato un cambiamento drastico del logo, ma si è concentrato sul rafforzamento dei valori fondamentali del marchio: creatività, qualità e divertimento. Lego ha lanciato linee di prodotti legate a franchise popolari come Star Wars e Harry Potter, attirando nuovi segmenti di pubblico. Inoltre, ha investito in esperienze digitali, come i videogiochi e le piattaforme online, per rimanere rilevante in un mondo sempre più tecnologico.
Questo mix di tradizione e innovazione ha permesso a Lego di tornare a essere uno dei marchi più amati e redditizi al mondo.
Guardare al futuro: l’importanza di evolversi
Il rebranding non è un evento isolato, ma parte di un processo continuo di evoluzione. In un mercato sempre più competitivo, le aziende devono essere pronte a reinventarsi per rimanere rilevanti. Tuttavia, è fondamentale che ogni cambiamento sia guidato da una strategia chiara e da una profonda comprensione del proprio pubblico.
Guardare al futuro significa anche monitorare costantemente i risultati del rebranding. Analizzare i dati sulle vendite, la brand awareness e l’engagement permette di valutare l’efficacia del cambiamento e di apportare eventuali aggiustamenti.
Le aziende che abbracciano il cambiamento con consapevolezza e creatività hanno maggiori probabilità di trasformare il rebranding in una storia di successo. Dopotutto, l’evoluzione è il cuore del business.
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