Il copyright non è solo una questione economica, ma ha ricadute anche sulla vita di tutti i cittadini perché va a incidere sensibilmente sul costo finale di molti prodotti e servizi.
Per questo motivo l’argomento è stato a lungo dibattito da tutti i soggetti sociali che si occupano della comunità sotto ogni aspetto. Si pensi che la precedente normativa di riferimento risaliva al 2001, ciò rende bene l’idea di quanto urgente fosse una riforma.
La battaglia però non è ancora terminata poiché ci saranno altri due step: la trattativa tra le istituzioni europee e gli Stati membri, l’accordo per nulla scontato che devono trovare i produttori dei contenuti e le piattaforme digitali che li distribuiscono. Gli articoli più importanti sono due, cioè l’11 e il 13.
Le grandi piattaforme pagheranno i produttori di contenuti
L’articolo 11 stabilisce che chi utilizza per fini commerciali le opere creative di produttori e artisti dovrà corrispondere loro un compenso. In concreto, giganti come Google, Facebook e Youtube dovranno pagare una cifra a editori, sceneggiatori, attori, musicisti e qualsiasi altro soggetto che abbia impegnato energia, soldi, impegno e lavoro nel creare uno specifico contenuto loro utilizzato per fornire dei servizi.
Per esempio Google News dovrà acquistare le anteprime dei quotidiani online prima di pubblicarne l’anteprima. Questa scelta ha lo scopo di tutelare le opere di chi per lavoro crea contenuti fruibili nel web. È importante sottolineare che tale obbligo scatta solo ed esclusivamente per quei soggetti che producono dei ricavi nel pubblicare tali prodotti. Per quanto riguarda le associazioni no profit, come Wikipedia, i soggetti privati o legati al mondo dell’istruzione che citano i contenuti restano senza alcun obbligo di remunerare gli autori.
Tale scelta permetterà di spalmare su più soggetti i guadagni creati dalle loro opere, spingendo alla nascita di nuove realtà economiche che potranno inserirsi sul mercato.
La responsabilità dei giganti di internet sui contenuti pubblicati
Il controllo di ciò che si pubblica online è un tema molto complesso e sentito sia dai produttori sia da chi, per qualsiasi scopo, decidere di condividere un determinato contenuto.
L’articolo 13 prova a mettere ordine sulla questione stabilendo che le piattaforme digitali sono responsabili dei contenuti caricati sui loro spazi. Insomma, se un utente di Youtube decidesse di pubblicare un episodio di una fiction oggi sarebbe solo lui a subire le conseguenze della violazione del copyright.
Dopo la riforma del settore sarà responsabile anche Youtube. Quali sono le soluzioni messe a disposizione delle piattaforme? La prima è di raggiungere degli accordi con i vari produttori al fine di poter ospitare sui propri spazi tutto ciò che un utente desidera. L’altra sarà quella di essere obbligate dai singoli Stati ad attivare un algoritmo che blocchi i contenuti illegali degli utenti in fase di caricamento.