Ma in cosa consiste, di preciso? E come vi si accede? Scopriamo insieme cosa comportano le nuove detrazioni fiscali legate all’advertising!
Bonus Pubblicità: ecco cosa prevede
Il “bonus pubblicità” è un credito d’imposta concesso a professionisti e imprese che decidano d’investire in campagne pubblicitarie cartacee, radiofoniche, televisive, analogiche o digitali, la cui spesa sia stata di almeno l’1% maggiore rispetto a quella sostenuta per pubblicità l’anno precedente (il cosiddetto “investimento pubblicitario incrementale”).
Questo credito d’imposta è del 75% dell’investimento pubblicitario incrementale e sale al 90% nel caso in cui a lanciarla non sia il singolo professionista ma microimprese, piccole e medie imprese e start-ups innovative; in entrambi i casi, ciò significa che lo Stato pagherà il 75% (o il 90%) della somma, entro i limiti massimi complessivi stabiliti per legge.
Ci sono due cose da tenere a mente per poter sfruttare al meglio il “bonus pubblicità”. La prima è che questo si applica tanto agli investimenti pubblicitari del 2018, quanto a quelli fatti nel periodo tra il 24 giugno e il 31 dicembre 2017 – un dettaglio tutt’altro che trascurabile, se non vogliamo perdere l’occasione.
La seconda è capire quali sono, secondo la legge, le “microimpresa”, le “piccole imprese” e le “medie imprese”. Secondo la legge UE 124/2003, sono da considerarsi microimprese quelle realtà che hanno meno di 10 dipendenti e un fatturato inferiore ai 2 milioni di euro; le piccole imprese invece le aziende che hanno meno di 50 dipendenti e un fatturato o bilancio annuo inferiore a 10 milioni di euro; infine le medie imprese quelle che hanno meno di 50 dipendenti e un fatturato annuo inferiore a 50 milioni di euro o un bilancio inferiore a 43 milioni di euro.
Come si ottiene il Bonus Pubblicità
Per “investimenti pubblicitari” s’intende l’acquisto di spazi pubblicitari su quotidiani, periodici, riviste online e web magazines, emittenti televisive e radiofoniche locali, analogiche o digitali, e anche di testate giornalistiche nazionali cartacee oppure online.
Precisato ciò, assicuriamoci che la nostra campagna pubblicitaria rientri in una di queste categorie e risponda ai criteri del D.P.R. 137/2012, che prescrive una “pubblicità informativa non ingannevole, equivoca o denigratoria”.
Inoltre, nel caso di professionisti, la pubblicità dovrebbe focalizzarsi sul menzionare l’attività della professione, la specializzazione e titoli posseduti, la struttura del proprio studio e i compensi richiesti per le prestazioni professionali.
Una volta certi di essere in regola, il passo successivo sarà investire i nostri soldi entro il 31 dicembre; teniamo a mente che, secondo l’articolo 108, comma 2, lettera B del TUIR, il momento in cui quell’investimento è effettuato corrisponde al momento in cui la campagna pubblicitaria ha termine, quindi sarà di vitale importanza concluderla prima di Capodanno, nel caso non avessimo ancora fatto pubblicità.
A trarre davvero vantaggio dal “bonus pubblicità” cominceremo nel 2018 – qui entreranno in gioco i crediti del 75 o 90% “dell’investimento pubblicitario incrementale“, e qui sarà opportuno alzare di molto il budget per la nostra campagna così da massimizzare l’impatto del rimborso.
Il 75% di 100 euro non sembra molto, ma il 75% di un milione è una cifra molto più allettante! Naturalmente, queste campagne dovranno essere riportate nella dichiarazione dei redditi per il 2018; per accedere alla compensazione, invece, occorre sporgere istanza al Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, via modello F24.
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