Per non incappare in fastidiose penalizzazioni che possono implicare perdite di visibilità e mancati introiti, si sconsiglia la tecnica del backlink, applicata in maniera selvaggia e senza criterio.
Proprio per contrastare questo fenomeno, a volte indipendente dalla stessa volontà dei proprietari o gestori di un sito, Google ha messo a disposizione Disavow, all’interno della sua suite di strumenti per webmaster.
Google Disavow che, in italiano si può tradurre come “rinnegatore di backlink”, serve proprio a bloccare link indesiderati che fanno riferimento alla home page o ad altre pagine del sito. Una volta utilizzato il software, il backlink non viene più considerato e, nel caso in cui fosse nocivo, l’azione servirebbe a fare decadere le penalizzazioni ricevute.
Verso siti molto conosciuti e sui quali è stata fatta un’azione promozionale di backlinking, il numero di riferimenti può arrivare a diverse migliaia. Se Google dovesse ritenere che un’elevata percentuale di questi backlink, soprattutto in modalità rel=”follow” provenga da siti indesiderati, decide di penalizzare in maniera drastica il ranking.
La penalizzazione viene eliminata in maniera automatica, cioè ad opera di un algoritmo che monitora costantemente la rete.
In caso di penalizzazione, la prima cosa da fare è analizzare i backlink che fanno riferimento a qualsiasi pagina del sito, con particolare attenzione per quelli che puntano alla home page.
Prima dell’avvento di Disavow, l’unica soluzione per contrastare backlink indesiderati o dannosi, era contattare i proprietari delle pagine contenenti il link e chiedere la rimozione. Dal momento che, in molti casi l’operazione, oltre ad essere difficoltosa, non porta ai risultati sperati, si comprende immediatamente quanto sia importante Disavow, in termini di efficienza e risparmio di tempo.
Riguardo all’efficacia dello strumento, si certificano ottimi risultati in caso di penalizzazioni manuali. Infatti, una volta rinnegati i backlink considerati inappropriati, una segnalazione a Google è sufficiente per far decadere il provvedimento e restituire al sito una corretta indicizzazione.
Con penalizzazioni derivanti da algoritmo automatico, il risultato non sempre è garantito. Questo è dovuto alla reticenza di Google di riabilitare chi ha seguito per lungo tempo una errata ed indiscriminata politica di backlinking, incappando nelle grinfie dell’algoritmo.
Inoltre, dal momento che Disavow agisce su indicazione degli stessi utenti che gli forniscono, in formato testuale, una lista dei backlink da rinnegare, è importante analizzare bene gli indirizzi forniti, prima di cancellarli per sempre. Infatti, se tra loro si trovano backlink attendibili e, quindi, utili all’indicizzazione ed alla popolarità del sito, il vantaggio potrebbe essere perso.
In definitiva, Disavow è uno strumento molto efficace, se utilizzato in maniera opportuna. Ovviamente, non ci si possono aspettare miracoli, se le pratiche utilizzate per vincere la battaglia dell’indicizzazione, sono state illecite e perpetrate per lunghi periodi. In tutti gli altri casi, l’impiego di Disavow porta notevoli miglioramenti e i più fortunati potranno provare l’emozione di trovare ancora una volta le loro pagine in cima alle ricerche su Google