Da molti anni l’umanità esplora i cieli, sognando viaggi interstellari e nuove colonie planetarie. E se fossi proprio tu a mettere l’ennesimo mattoncino nella scoperta dell’Universo? Si esatto, proprio così. Qualche anno fa, infatti, la NASA ha reso ufficialmente pubblici alcuni dataset in modo da trovare “volontari collaboratori” che possano analizzare i dati. Uno di questi è il set di dati del progetto Kepler, utilizzato dagli scienziati per cercare Esopianeti, ovvero, pianeti al di fuori del nostro sistema solare. Questo significa che chiunque potrebbe cercare degli esopianeti in totale autonomia, ma con un approccio da sviluppatore! Per fare ciò, in questo articolo verrà preso in considerazione il progetto HelloExoWorld.
Esopianeti nascosti nelle time-series
Gli esopianeti sono pianeti che si trovano al di fuori del sistema solare, in orbita attorno a una o più stelle. Alcuni di essi, se posti alla distanza giusta dalla loro stella, potrebbero persino ospitare la vita, esattamente come è accaduto per il nostro pianeta. Per scovare gli esopianeti esistono diverse tecniche. I dataset messi a disposizione sono principalmente time-series, ovvero, una serie di valori esatti in precisi istanti di osservazione nel corso del tempo.
A supporto di ciò, una delle tecniche adottata è la fotometria di transito. Per sfruttare al meglio questa tecnica bisognerebbe letteralmente realizzare uno script in grado di analizzare i dati incessantemente, emulando ciò che farebbe l’occhio umano dinanzi a milioni di grafici generati, ma con il vantaggio di non avere errori.
Il fascino della scoperta
Facciamo un esempio pratico: il telescopio Kepler ha puntato una stella, ha iniziato a registrare l’intensità di luce emessa dalla stella, quindi, abbiamo un grafico lineare. Ad un certo punto, il grafico cade giù per un breve periodo di tempo, come se ci fosse un’improvvisa riduzione di luce. Ecco, quello è il nostro segnale: non un intermittenza di luce nel grafico, ma una “morbida” e costante caduta del segnale per un certo periodo di tempo seguita, poi, da un’altrettanta lineare risalita di quantità di luce emessa. Ciò che è fisicamente avvenuto in quell’istante è semplicemente straordinario, poiché, a generare la caduta di segnale è stato il passaggio in orbita davanti alla stella di qualcosa di estremamente massiccio: un pianeta, anzi, un esopianeta.
Il concetto è veramente semplice: è come se stessimo osservando con un solo occhio aperto una lampadina accesa e ad un tratto facessimo scorrere un dito davanti alla nostra pupilla. La quantità di luce rilevata dal nostra nostra pupilla si riduce finché il dito non transita completamente facendo riapparire la lampadina.
Collabora, scopri e contribuisci tu stesso alla scoperta dell’Universo.
In conclusione, chi ha davvero voglia di cimentarsi con l’analisi dei dataset della NASA ha diverse possibilità per farlo. Analizzare dati che gli stessi scienziati hanno disposizione nella vita quotidiana non è un vantaggio da poco. Utilizzare un qualsiasi linguaggio di programmazione come, ad esempio, Python, Java, C# per realizzare un applicativo in grado di analizzare la grande mole di dati messa a disposizione ci dà la possibilità di divertirci con “problemi” di natura diversa, che da appassionati ci lasciano un certo senso di soddisfazione, che esulano un pó dai soliti compiti che il Web ci pone quotidianamente.
Buona fortuna!
LINK UTILI
HelloExoWorld: https://helloexo.world/#what-are
Kepler Data Search & Retrieval: https://archive.stsci.edu/kepler/data_search/search.php
NASA Exoplanet Archive: https://exoplanetarchive.ipac.caltech.edu/bulk_data_download/
Transit Photometry: https://en.wikipedia.org/wiki/Methods_of_detecting_exoplanets#Transit_photometry